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Materia in movimento a Treviso

Antonio Favale

 Pasquale Fraccalvieri

Una coppia di docenti artisti ospitati a Treviso in galleria sita nella centralissima Pescheria.

Antonio Favale, di Grottaglie (Ta), il paese della ceramica, scenografo diplomato alle Belle Arti di Bari, docente di Arte e Immagine, coltiva un nutrito curriculum espositivo non solo in territorio nazionale; le sue opere hanno ottenuto il successo critico e di pubblico a Templice in Slovenia, a Vienna, Nizza, Shangai, Salisburgo e Monaco.

Nella nostra città ha già proposto i suoi lavori nel Castello Episcopio ricevendone il meritato plauso.

Il pensiero dei neofigurativi vuole che siano le linee a racchiudere i colori; nelle opere pittoriche di Favale invece, si ha la consapevolezza che siano i colori a inseguire e raggiungere le linee, per poi esondare in sorprendenti, originali immagini scenografiche.

Di là di un tecnicismo, nella sua iconografia, il Nostro esprime con convinzione una sorta di congiunzione tra il verismo letterario e il realismo pittorico poiché le sue immagine giungono a dialogare con l’osservatore, a raccontargli una vicenda.

Favale, infatti, è ancora un manipolatore della materia e, di questa, l’artistica struttura appare nelle sembianze di una fuga dalle tele, quale vitalità che s’invola a imprimere nell’osservatore una tangibile bellezza e renderlo, pertanto, immancabilmente un fruitore.

Pasquale Fraccalvieri, di Altavilla Silentina (Sa), docente di Scienze Motorie e Sportive, va a confermare quell’idea pittorica che vuole i colori incombenti sulle linee, adottando allo stesso tempo l’eredità dell’Astrattismo, o dell’Informale che si voglia, abbracciandola in un fervore di personalizzazione.

Nelle opere materiche, d’altro canto, le immagini esprimono l’esito di una ricerca culturale che intende pervenire a una sintesi magnificamente evoluta da una creatività articolatasi dall’Arte Povera, questa nata verso la fine degli anni Sessanta del secolo scorso a Genova, partorita da Germano Celant, e dall’arte Object trouvé, o Junk art per dirla in termini globalizzati, avviata sempre negli anni Sessanta principalmente dal dadaista Marcel Duchamp.

Ci riesce in maniera perfetta, confermando che l’Arte, quella maiuscola, come la sua, non può prescindere dal possedere cromosomi storici e quindi immortali.

Treviso 4 novembre 2021

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